Ho deciso di dedicare tutto il mio 2023 di lettore forte solo alla lettura/recensione di autori italiani auto-pubblicati. L’ho deciso dopo avere letto qua e là i miei colleghi, spesso “incontri” del tutto fortuiti, ma nati bene, che mi hanno incuriosito e spinto ad approfondire. Leggere mi piace molto, i libri li compro per cui perché non provare a dare la precedenza ai colleghi? Ci provo per 12 mesi, circa 50/60 libri!
Questo del self publishing è un mondo che ho scoperto da pochissimo dopo avere fatto da ragazzo, tanti anni fa, tutta la trafila allora d’obbligo per chi desidera pubblicare quel che ha scritto, purtroppo senza raggiungere il traguardo. Non consola affatto sapere che pochi di noi autori sconosciuti riescono ad arrivare ad un vero Editore (con la maiuscola, come meglio spiego nel mio articolo Il mondo Editoriale e i dannati (nel senso che si dannano) che cercano di entrarci) non tanto per la mancanza di qualità del manoscritto, ma per stupida inesperienza. Non si sa davvero come muoversi, si prova un po’ di volte alla cieca, poi ci si stufa, il tempo passa, eccetera eccetera.
Questa di oggi è una decisione sicuramente pazza a dare retta a quel che leggo sulle vari gruppi di emergenti. Ho trovato chi scrive bene, anzi molto bene!, e provo grande rabbia nel vedere in tutte le librerie opere di scrittori stranieri o di personaggi “popolari” che non valgono nemmeno una pagina di questi colleghi.
Purtroppo, come detto, la nostra difficoltà nei social nasce dal fatto che la stragrande maggioranza degli autori auto-pubblicati sgomita a destra e manca, perseguitano ogni potenziale lettore come veri stalker, attirando antipatia e fastidio verso noi tutti autori sconosciuti…
Per esempio, c’è il collega che contatta il lettore che ha espresso una buona opinione su qualcosa che ha letto di un autore auto-pubblicato, proponendogli in tutte le salse, anche privatamente, quanto ha scritto… C’è chi risponde male al lettore o al collega a prescindere… C’è chi è malato di protagonismo fin nel presentare le proprie idee (ancora tutte da scrivere!) al mondo… C’è chi non accetta che un suo scritto possa non piacere, o avere delle grosse debolezze! Troppo ego davvero in questo ambiente….
Ma si può?
Mi infastidisce moltissimo anche il fatto che molti blog e recensori pubblicano solo recensioni positive! Per avere una possibilità di successo, pubblicamente devono solo parlare bene, ma così vengono fuori social falsi, parziali, condizionati dalla pubblicità, dalla onnipresenza, dal protagonismo maniacale. Posso capire che il lavoro è lavoro, ma non mi adeguo: io il “non mi piace” lo userò ogni volta che servirà.
Non recensirò MAI un collega guardando i refusi o le imperfezioni, a meno che non siano in un contesto illeggibile, o arido, o egocentrico, o assurdo, eccetera. Ma di sicuro se pago un libro per leggerlo è un mio sacrosanto diritto scrivere cosa ne penso davvero, cercando di essere obiettivo ed educato. Le critiche sincere non sono mai un male…
Sono e sarò un po’ casuale nelle mie scelte… Se colpito da una sinossi, o da una biografia, poi trovo gradevole un estratto e magari (viva!!!) il genere letterario è tra i miei preferiti, il collega lo compero e leggo volentieri. Le scelte non dovrebbero mancare vista da mole (secondo ISTAT circa 70 mila nel 2020) di libri auto-pubblicati ogni anno.
È vero anche che, così facendo, cerco di trovare un po’ di visibilità e spero che chiunque leggerò e recensirò darà almeno un’occhiata al mio SANG REAL (o ad AUSTRALIANDO, che è il mio libro di formazione – di viaggio – col quale sono nato come autore)…
Quella di recensire i colleghi è un mio personalissimo passo in avanti per farmi conoscere a mia volta come autore. Un po’ di ambizione di arrivare a pubblicare con un vero Editore attualmente la covo, ma con l’età sono anche diventato abbastanza umile da riconoscere – attraverso le recensioni e i giudizi altrui – quando la fiducia in me è mal riposta.
Non me ne vogliano i colleghi (non quelli che scrivono per il piacere di scrivere, ma quelli che scrivono per essere letti!) che pensano di avere trovato auto-pubblicandosi il Paradiso delle Parole, non è così! Ci sono state e ci sono eccezioni, ma un bravo scrittore – se tale – deve trovare la sua strada nel mondo Editoriale tradizionale, essere in tutte le librerie fisiche. Il self è l’inizio di un cammino, sicuramente il più semplice, economico e veloce per arrivare a pubblicare, ma la salita vera comincia dopo perché col proprio libro pubblicato in mano, pur disponibile ovunque online, non si sa proprio che fare.
E per essere letti ci si deve dare da fare, eccome!
Invece un autore dovrebbe pensare solo a scrivere…
Io oggi credo che il mio SANG REAL (e i romanzi che ho nel cassetto) possono stare senza problemi accanto ai libri dei miei idoli (G. Jennings, E. Rutherford, C. Cussler, W. Smith, J. Deaver, G.Faletti, e tantissimi altri) che ho letto e leggo con estrema soddisfazione, ma prima ancora desidero sapere se secondo i lettori è davvero così! Fino ad ora i riscontri sono stati pochi ma incoraggianti. Il mio desiderio attuale è quello di accumulare più recensioni, e di alzare l’asticella iscrivendo SANG REAL a premi letterari tosti.
È fondamentale sapere se il mio livello di scrittore è alto, perché in nessun altro caso una vera Editrice potrà pubblicare i miei romanzi nel cassetto essendo tutti dei “mattoni”, nel senso che sono tanta roba da leggere.
Passo dopo passo, nel poco tempo libero che mi rimane da lavoro, famiglia, amici, sport e letture, penso sempre a come inserirmi in (o creare!) quegli spazi in cui trovare nuovi confronti, stimoli e, perché no, persone che possano aiutarmi a capire se valgo, e eventualmente a farmi conoscere, ad arrivare infine a quegli “addetti ai lavori” del mondo Editoriale più competente.
Come scrivo ne Il mondo Editoriale e i dannati (nel senso che si dannano) che cercano di entrarci , dentro di me non ho smesso di cercare il mio Editore.
Si corre davvero troppo, ma non bisogna mai smettere di sognare!