Recensioni libri: Io vi accuso, Giacomo Matteotti e noi, di Concetto Vecchio

Io vi accuso, Giacomo Matteotti e noi


UN SAGGIO CHE SI LEGGE COME UN ROMANZO: 4 su 5

Autore: Concetto Vecchio. Editore: PAV Edizioni. Anno: Giugno 2022. Pagine: 240. Genere: Saggi

Io vi accuso, Giacomo Matteotti e noi, di Concetto Vecchio
Io vi accuso, Giacomo Matteotti e noi, di Concetto Vecchio

Mi assento dalle letture di esordienti per leggere e recensire questo saggio che sta facendo molto parlare di sé. Il motivo si evince fin dalle prime pagine. Concetto Vecchio è un giornalista che sceglie di raccontare la Storia andando tra la gente e nei posti che ancora oggi, a cent’anni dall’assassinio di Giacomo Matteotti, trasudano dell’anima di questo appassionato uomo politico che fu un paladino senza macchia e – quasi – senza paura contro l’avanzare di Mussolini e del fascismo.

La cosa, strana, è l’assoluta attualità del racconto. I fatti ivi raccontati sembrano copia carbone di quel che sta accadendo oggi: parlo di propaganda di regime da cui solo poche voci sembrano discostarsi… parlo del disprezzo di senatori e deputati verso gli altri poteri democraticamente costituiti dello Stato… parlo di violenze di genere verso ogni opposizione, da quella fisica esercitata ahinoi anche da organi di polizia (probabilmente istruiti male) per finire con leggi ad hoc in parlamento contro pacifici imbrattatori e manifestanti vari. E come non citare i bavagli ai giornalisti, certi atteggiamenti intimidatori?

Colpiscono davvero le somiglianze tra i fatti che allora portarono Mussolini al potere, e quelli di oggi che, si spera proprio, non portino ad un altro nefando ventennio al pari di quello, in Italia come in Europa.

Spendo due parole per il Matteotti politico, che non conoscevo affatto prima di leggere questo libro. Giacomo Matteotti fu una figura grande spessore, un uomo che si informava assiduamente e costantemente delle violenze fasciste e le esponeva senza edulcorazioni e paure agli onorevoli nell’arena del Parlamento, senza risparmiare dure critiche all’atteggiamento accomodante dei colleghi del suo partito socialista, allora più a sinistra del comunismo, che infatti si spaccò sotto le sue lucide e taglienti disamine (vi ricorda qualcosa, questo?).

Finita la lettura, credo si dovrebbe sempre parlare di uomini come Giacomo Matteotti, che ha dedicato la vita per denunciare a viso aperto, da solo e senza freni i crimini di cui il fascismo si stava macchiando, che fu perseguitato anche e soprattutto dopo la sua morte, perché continuò a fare paura.

La penna ispirata di Concetto Vecchio fa ben capire questa cosa nelle sue conclusioni, motivandole ad arte.

Da leggere assolutamente, per ricordare e non dimenticare mai.

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