Pubblico questo fondo editoriale pubblicato su Lucidamente, anno V, n. 58, ottobre 2010, perché ne condivido gran parte del contenuto, per illustrare un mondo – quello dell’editoria – che è in effetti così, ma non la grande amarezza di fondo… Tutto si può e tutto si deve scrivere, ma chi può deve esercitare orgogliosamente il proprio talento, qualche che sia, fidando su quanto l’esercizio ci arricchisce l’anima, e non certo il portafoglio… C.
Scrittori o prostitute? Editori italiani, vil razza dannata Ignoranti, corrotti, sfruttatori: piccolo panorama nero, anzi nerissimo, ma molto realistico, per i poveri letterati onesti… by Sergio Sozi
Chi vive in Italia, e abbia almeno quarant’anni, quel che ora scriverò lo sa già, tuttavia è meglio metterlo per iscritto, ché magari servirà ai giovani italiani, perché sappiano che i motivi della loro rabbia e del loro sentirsi derubati, ignorati o sfruttati dalla attuale editoria, sono motivi sacrosanti. Ricordatevi dunque sempre questo, giovani: l’Italia è il Paese dei malfattori incapaci di qualsiasi professionalità di alto livello culturale e morale. Solo loro, i privi di scrupoli che manco leggono i vostri CV e i vostri inediti, possono vivere (e bene) in questa stupenda isola di mafiosità e ignoranza – vergogna e motivo di derisione per l’Europa moderna tutta, Paese isolato e giustamente incompreso, Paese dove neanche un contratto editoriale vi garantisce dal non essere pagati dall’editore che lo ha controfirmato. Se non siete come loro, degli insensibili e dei disonesti, lasciate da parte le sane aspirazioni.
Dunque fate i calciatori, per carità, bravi giovini, o prendete altre strade, imbracciate altre carriere: economia e commercio, gioco in borsa o nelle bische, rapine ben fatte assieme ai banchieri, prostituzione televisiva, stradale o partitica, spaccio di droghette varie e quant’altro, che so: un assessorato al comune… ma la letteratura, l’originalità, la profondità e l’intelligenza, la competenza e la serietà, l’onore, per favore no! No! Mai! Diventerete lo zimbello di tutti e morirete di fame! Chi vi vuol selezionare e pretende di giudicarvi nell’editoria (tutta: piccola o grande, tranne eccezioni), sappiatelo sempre, è un incivile, un uomo rozzo e abbrutito senza passioni né competenze o professionalità: sfuggitegli! Sfuggite all’editore! Amatevi! Piuttosto cercate di conoscere quei sottosviluppati mentali che stanno nei realitisciò! Fate la fila per farvi decerebrare dalla De Filippi o simili! Ve ne prego! Amatevi! Non studiate l’italiano e men che mai la letteratura, la sintassi!
Insomma: se siete onesti e il papà non ha amici importanti, per favore emigrate subito a vent’anni, non aspettate di averne trentacinque come ho fatto io, povero demente illuso, attualmente quarantacinquenne! Laurea e via: trovare ostello fra gente normale, fuori Italia. Eh, sí, qui adesso, giovani italiani, io vi scrivo per amore puro e disinteressato (lo faccio gratis): perché sappiate che, se siete forti lettori e avete sale in zucca, se pensate che l’Italia sia dopotutto un Paese europeo, dove l’editoria è un campo dell’economia che accetta chi sappia lavorare bene, cioè scrivere bene, dove si può fare carriera come nell’economia, ecco, attenti: toglietevi questi grilli dalla testa: sapere scrivere è in Italia un demerito, anzi addirittura una colpa e una carriera nel campo della cultura è possibile solo per chi si arruffiani con direttori, editori, politici, imprenditori e loro fiduciari (portaborse e lustrascarpe amici di famiglia). Giri chiusi ed ermetici – non come Montale, eh eh eh. Siete fuori dai giri: non fatevi alcuna illusione, siete totalmente inutili, o magari, ad andar bene, solo carne da macello. Sí: per fare strada nell’editoria italiana bisogna essere dei maleducati, nel senso di arraffatori, politicanti, affaristi spregiudicati e soprattutto analfabeti, o semianalfabeti (per salvare il blasone) che NON leggono, o se leggono lo fanno in fretta e se lo fanno in fretta non capiscono un’acca. Ma leggono bene le cifre del proprio stipendio, quelle sí, hai voglia. Però voi uno stipendio, se avete dignità ed amor proprio, non lo percepirete mai.
Prostituendovi magari sì: dovrete scrivere male e in modo piatto e intanto arruffianarvi col capo imbecille, e attendere che vi lanci un boccone come ai cani. Al guinzaglio. Così, dunque, preciserò ancora, adesso scrivo (gratis) perché voi giovani dovete sapere di aver perfettamente ragione a ritenere l’editoria italiana un insieme di persone di dubbia moralità che pensano alla saccoccia loro e a quella dei tipografi, dei distributori, dei vecchi tromboni della letteratura, pensano alle tasche di tutti quelli che sono loro indispensabili insomma ma non alle vostre, voi siete di serie B: e questo perché voi giovani onesti e capaci scrittori avete la colpa di essere giovani, innamorati del sapere e della vita e bravi, professionali o che potete diventar professionali ben presto, se qualcuno vi aiuta e vi paga. Avete la colpa di tutto questo, capite?
E chi sta in colpa deve morire di fame, non deve pensare a fare lo scrittore ma l’impiegato a termine, non deve sposarsi e fare figli, essere felice, ma deve decadere e diventare un pessimista, un moribondo come i vecchiacci che vi giudicano. Mai leggere e lanciare le opere profonde scritte con sacrificio e competenza da chi non stia nei giri giusti, dicono e sanno bene questi vecchi perfidi e mezzi zombie, Grandi Ignoranti Editori e Direttori e Capiredattori ex leccaculo o attuali leccaculo anche se hanno i capelli bianchi. E se ogni tanto leggono qualcosina – poco, eh, non si sa mai ché fa male alla vista – questi volponi tutti direttori editoriali e intimi dei capoccioni, o anche tutti figli di papà o partigiani di qualche partito politico o filibustieri avventurieri, questa gentaglia insomma, se legge i dattiloscritti degli sconosciuti – putacaso il vostro dattiloscritto inedito – questa gentaglia, ripeto, cerca solo il modo per sfruttarli gratuitamente, i vostri sacrifici di occhi di testa e di cuore. E se poi questi mascalzoni vi fanno pubblicare un articoletto, guai a pagarvi: il vostro lavoro, il vostro tempo non vale una lira, un euro, pardon.
Gratis è la parola che tutti propongono al giovane che scriva bene, non certo ‘‘Ti pubblico e ti pago’’ ma GRATIS. Gratis voi, loro invece hanno già uno stipendio, ovviamente, il tipografo, poi, loro lo pagano, eh… il tipografo vale molto piú di voi che scrivete l’opera, sia chiaro. No, no: la letteratura italiana non paga – gli scrittori competenti – paga solo editori, direttorucci e direttoroni, distributori, librai e tipografi. Con l’eccezione di qualche scrittore ammanicato e spesso penoso, che vanta un nome, e lo vanta perché ha un altro impiego sicuro in altro settore, e inoltre va a cena con gli editori e dunque può stare tranquillo. E nemmeno troppo, ma piú di voi che scrivete meglio di lui, sí, certamente costui è più tranquillo di voi: che gliene frega? Tanto ha un altro lavoro, scrive solo per la gloria, mica perché sappia fare solo questo, come voi, poveri giovani letterati, voi poveri imbecilli illusi e sentimentali che vorrebbero fare letteratura per professione come in tutt’Europa accade ai competenti.
Allora, forza: leggete solo i classici di almeno cinquant’anni fa e intanto imparate a scrivere male, esercitandovi inoltre a prostituirvi in altri campi più redditizi, cos’aspettate? Donnine allegre, gigolò, savoir faire a tutta birra, ragazzi: muoversi! Se Gadda, Campanile, Calvino, avessero venticinque anni oggi, non farebbero altro che imparare a scrivere sgrammaticato e a fare i furbi per sopravvivere nella marmaglia…
L’immagine: Sergio Sozi assieme a Umberto Galimberti.
Sergio Sozi
Scritto 29/09/2010