I gioielli dell’Isola d’Elba
Una leggenda narra che, quando la Venere Tirrenica nacque dalle onde del mare, alcune gemme si staccarono dal suo diadema e caddero nelle acque, creando l’Isola d’Elba e tutte le altre perle dell’Arcipelago Toscano
L’Isola d’Elba è la maggiore delle isole dell’Arcipelago Toscano, Parco Nazionale e area marina protetta più grande del Mediterraneo. Anche se la notorietà maggiore è data all’isola dalla bellezza del suo mare e dei suoi fondali, di prim’ordine, fioccano quasi ovunque attrattive storiche, architettoniche e culturali. Si prospetta quindi un vero viaggio, a partire dal tragitto in traghetto, un modo ancora più netto per tagliare col “continente” e tutto quel che – lavoro, famiglia, routine, italianità varie – esso rappresenta.
Lo sbarco a Portoferraio
Conta poco che si giunga ben presto in vista dell’Elba: doppiata la sua estremità settentrionale, entrando nella baia di Portoferraio godrete già una panoramica di prim’ordine della cittadella edificata dai Medici, cui si accede attraverso la Porta a Mare. Bello il giro pedonale dei bastioni, con vedute sulle spiagge adiacenti l’abitato, sull’isolotto dello Scoglietto e sulla sottostante darsena a forma a ferro di cavallo sul cui specchio d’acqua si riflettono i colori e le forme di case, pescherecci e imbarcazioni. Interessanti le residenze di Napoleone Bonaparte, la Villa dei Mulini in città e la villa di San Martino in campagna, vicino cui sorge il Museo Napoleonico. Gli isolani lo ricordano ancora con affetto perché – pur in soli nove mesi – egli lasciò strade ed edifici nuovi, migliorò l’amministrazione e la salute pubblica e soprattutto impose un nuovo sviluppo all’industria mineraria, vera ricchezza dell’isola. Di Napoleone è anche l’attuale bandiera dell’Elba, tre api d’oro su striscia rossa in campo bianco.
I fiori dell’Elba
Da Portoferraio a Rio Marina avrete un buon assaggio della grande varietà di paesaggi tra mare e collina. Rio Marina, ex porto minerario, può essere una tappa di grande suggestione a seconda di come il sole colpisce l’abitato di case intonacate con malta locale, ricca di frammenti ferrosi che riflettono come brillantini. Da non perdere il Parco Minerario. Una visita alla ricca collezione di minerali elbani del Palazzo del Burò vi introdurrà per bene all’escursione guidata ad un vicino cantiere, in disuso dall’inizio degli anni ’80 a causa dell’esaurimento dei filoni. Col picconcino fornito, vi improvviserete cercatori in uno scenario scabro, reso affascinante dai colori delle rocce.
Chi, da bambino, non ha collezionato campioni di minerali con le dispense dell’edicola? Ebbene, quasi tutti provenivano proprio di qui e avrete buonissime probabilità di trovare bei cristalli di Pirite, Quarzo, Tormalina, Oligisto, Limonite o Ematite, per tonalità, brillantezza e struttura, a volte in “foglie” disposte più o meno ortogonalmente attorno a un centro, soprannominati i “Fiori della Terra”. Successivamente, prima di proseguire per Capoliveri rilassatevi nella spiaggia rossiccia di Barbarossa, vicino a Porto Azzurro.
Panorami senza fine
Da Capoliveri, si sale a piedi verso il Monte Calamita, un tempo area di intenso sfruttamento minerario, noto per le anomalie provocate nei pressi al funzionamento di bussole e apparecchiature di navi ed aerei. Il monte contiene infatti grandi quantità di magnetite, da cui il nome. La passeggiata, resa piacevole dai colori e dai profumi della vegetazione mediterranea di pini marittimi, fichi d’India, erica e rosmarino, riserva una sequenza di orizzonti senza fine che, nelle giornate più terse, arrivano a comprendere persino la Corsica.
Dalla piazzola sulla Baia dell’Innamorata potrete compiere un giro più ampio fino alle miniere, segnalate dalle rocce rosse, oppure superare la sommità del monte e ridiscendere a Capoliveri attraverso ordinati vigneti. Il centro, quasi del tutto pedonale e pieno di negozietti e botteghe artigiane, è spesso affollato di turisti, ma è sufficiente allontanarsi lungo i vicoletti per ritrovarsi in piazzette su cui s’affacciano tipiche case a tinte pastello dell’isola, e ammirare in tranquilla solitudine gli scorci amati dai tanti artisti e letterati che qui si sono stabiliti.
Mare, monti e archeotrek
A Marina di Campo si trova la spiaggia più lunga dell’isola, poi la strada si tuffa su un percorso costiero caratterizzato dalle ripide scarpate granitiche del Monte Capanne. Paesi ‘appesi’ a pochi metri dal mare in una esplosione di rosmarino, lavanda e ginestra, si alternano alle spiagge più apprezzate dagli amanti del mare: Pomonte, Cavoli, Colombaia, Fetovaia e Partesi.
Dopo Chiessi, la strada sale gradualmente, offrendo viste sempre più vertiginose, fino ai 375 metri di Marciana. Il borgo è dominato dalla massiccia Fortezza Pisana del XII secolo e una passeggiata al suo interno, attraverso i chiaroscuri di soleggiate piazzette e ombreggiati vicoletti, consente di ammirarne l’architettura medievale, le decorazioni in granito e le belle facciate colorate delle case.
Prendendo il percorso indicato col numero 3 fino al Santuario della Madonna del Monte, e proseguendo fino al complesso roccioso denominato “L’Aquila”, si trovano testimonianze archeologiche risalenti ai periodi preistorici: grotte, dolmen e “caprili” sono l’eredità di popolazioni di tipo ligure-appenninico, e nella zona di Seccheto troverete una magnifica tomba sopraelevata. Dall’abitato di Poggio parte uno degli itinerari escursionistici per il Monte Capanne, solo in estate raggiungibile in funivia. Sette chilometri di nervosa discesa portano invece a Marciana Marina, capitale culturale dell’Elba per le molte manifestazioni estive che si svolgono nella Piazza della Chiesa, un moderno salotto turistico a cielo aperto, a cui il rione medioevale del Cotone, ad essa collegato da vicoli e scalinate che conducono agli scivoli delle barche verso il mare, e relative case colorate, oppone con orgoglio la più genuina architettura marinara.
L’età del ferro degli Etruschi
La spiaggia di sabbia finissima, delimitata da dune di cristalli di ortoclasio incastonati nel magma granitico, solidificatosi in forme strane, bagnata da acque che i fondali ricchi di posidonie rendono intensamente verdi, vale da sé la lunga discesa fino a Sant’Andrea, nel nord-est dell’isola. Posizione geografica, paesaggi, storia e caratteristiche climatiche fanno di questa zona un luogo a parte, forse il più magico dell’isola.
È qui che gli Etruschi trasportavano l’ematite purissima, minerale ferroso che estraevano dall’altro versante dell’Isola, perché qui vi era legna in abbondanza per alimentare i forni. L’intensa attività produttiva è ancora ben evidenziata nei “schiumaroli”, aree di centinaia di metri quadrati formate da scorie di schiuma di ferro raffreddata, tutti residue dell’antica lavorazione del ferro.
Da sempre, la gente del posto chiama questi luoghi la “Cava dell’Oro” perché gli etruschi usavano i forni anche per estrarre la calcopirite, da cui ricavavano zolfo, ferro e rame, minerale di un giallo luminoso. Preservandone strategicamente le ricchezze, i romani misero fine allo sfruttamento del ferro e trasformarono Sant’Andrea in un importante nodo marittimo nonché in zona di villeggiatura grazie ai suoi fanghi curativi, al clima e al vino, che presero a produrre in abbondanza, da cui il nome di Insula vini ferax datole da Plinio il Vecchio.
Ma chi ama camminare potrà scoprire in qualunque stagione un mondo sorprendente. Molti i sentieri ben segnalati: se seguite il numero 13 vi troverete avvolti dalle odorose fragranze della macchia mediterranea, abbracciati da forme e colori, esplosivi di primo mattino, di sugheri, corbezzoli, eriche e lecci, e poi – sul Monte Giove – davanti a graniti, marmi, arenarie e calcari che gli agenti atmosferici hanno plasmato nelle forme più strane che si possano immaginare, esaltate dallo sfondo di capo Sant’Andrea.
Se mi avete letto sin qui, concluderete con me che l’Isola d’Elba non è solo adatta alle tintarelle di stagione, ma anche al viaggiatore più esigente.