Viaggio in Australia: il cielo “sotto”
Brevi note di viaggio in Australia liberamente tratte dal volume “Australiando: riscoprirsi camminando tra Natura, Genti e Miti“: primi giorni a Sydney e i top spot Byron Bay e Fraser Island
Il jet lag è certamente il primo problema quando si atterra nel continente downunder. Fortunatamente Sydney, metropoli a misura d’uomo adagiata in un sito eccezionale, uno dei porti naturali più spettacolari del mondo, permette un recupero veloce grazie a numerosi parchi cittadini ed alla baia che la rende così speciale.
Il polmone verde più grande di Sydney è quello dei Botanical Gardens, tra i quartieri della City e di Woolloomooloo. Attraversato da centinaia di chilometri di piste ciclabili e pedonali questo parco ospita, oltre a numerose specie botaniche indigene e d’importazione, una ricca fauna stanziale di ibis, cacatua e volpi volanti. Sono visioni per me esotiche rese ancora più strane dai profili dei grattacieli che svettano alti sopra gli alberi monumentali.
L’aria, frizzante ed asciutta, è piacevole, e ancora di più lo sono i prati, veri e propri materassi naturali tanto il manto erboso è alto, compatto e morbido. Mi sono rilassato alla maniera dei sydneysiders: tra letture, spuntini e pennichelle mi sono velocemente ricaricato per la prima delle numerose sortite in città.
Le strade della City, il centro degli affari, sono pulite, immacolate, praticamente silenziose rispetto ai nostri standard. Dopo avere passeggiato sufficientemente a lungo a naso all’insù tra alti edifici dal design futuristico alternati a affascinanti facciate dell’ottocento, il mare mi ha attirato in Circular Quay, ove sono le stazioni di traghetti e vaporetti.
Numerose le escursioni nella baia, fino a Manly, che sorge sulla lingua di terra tra baia e oceano, tra l’altro via d’accesso ad una area boschiva secolare, oppure fino a Parramatta, dove si trova l’Olympic Park. Da Circular Quay, una elegante passeggiata pedonale, spesso animata di spettacoli, bancarelle e artisti, porta a The Rocks, lo storico quartiere di Sydney.
Scampato alle speculazioni edilizie del dopoguerra, un trentennale lavoro di restauro e recupero ha riportato le strade e i vicoletti attorno al vecchio porto, oggi scintillante, all’aspetto originale, tanto che ci si aspetta da un momento all’altro di imbattersi in un vero pirata con benda all’occhio.
Il quartiere è tagliato in due dall’Harbour Bridge. Salendovi, si hanno le più belle immagini della baia, di Sydney e dell’Opera House, una delle tre icone australiane col canguro e Ayers Rock.
Gli abitanti del nuovissimo mondo
Appartengono a tutte le razze: moltissimi gli asiatici, meno gli anglosassoni, i latini, gli slavi, gli arabi. Nonostante un movimento d’opinione sempre più travolgente stia elevando il Tempo del Sogno – la Genesi e pietra d’angolo della cultura aborigena – a unico retroterra storico che quasi ogni aussie, abbreviativo di Australian People, che ha sostituito lo spregiativo pommie (da POM, Prisoners of Our Majestys. L’Australia si è sviluppata da una colonia penale. Nda) può e voglia vantare, i nativi australiani latitano.
Tralasciando questo aspetto, di cui ho molto scritto (chi è dotato di lettore eBook Kindle (Amazon) può leggermi immediatamente a solo 0,99 €, per 5/6 ore di viaggio e lettura molto piacevoli a dar retta alle recensioni ricevute da “addetti ai lavori” e che ho voluto riportare integralmente in questa pagina…. Chi ha lettori diversi da Kindle, o chi desidera la copia cartacea di AUSTRALIANDO, può tranquillamente rifornirsi da me.) si ha sempre a che fare con persone molto tolleranti, ma assai ligie al dovere, che apprezzano la natura, il tempo libero, l’aria aperta molto più dei consumi e delle ambizioni. Non per nulla l’Australia è la terra del “Take it easy”, “Fa con comodo”.
Bondi Beach, piccola California animata dai surfers, è icona vivente di questo slogan, oltre che una bella baia. Di qui parte una spettacolare passeggiata sulle scogliere verso sud, fino a Coogee Beach e oltre, passando accanto alle spiagge di Tamarana e Bronte, piccoli sobborghi marini, e a romanticissime e variopinte case solitarie in legno, dai grandi terrazzi affacciati sul mare. Impossibile non lasciarsi continuamente rapire dall’Oceano Pacifico, dallo spettacolo delle grandi onde che muoiono ai piedi della scogliera.
Un Mondo perduto
Lo trovate a Katoomba, al centro del Parco Nazionale delle Blue Mountains, appena 100 chilometri all’interno di Sydney, praticamente dietro l’angolo per le misure australiane.
Circondato su tre lati dal precipizio, il paese offre grandi panorami da cartolina, ma vale davvero la pena scendere nella sottostante Jamison Valley, meglio se con una dettagliata cartina in mano, per toccare con mano uno dei tanti miti australiani: il bush. Traducibile con “boscaglia”, il termine serviva in realtà a indicare lo spazio, aperto e non coltivato, che iniziava appena oltre le – poche – aree già colonizzate. Numerose le bushwalk, trekking dove non c’è nulla e nessuno, di poche ore o di diversi giorni, che si possono effettuare con la giusta prudenza e preparazione.
Mille sono i posti in cui fermarsi nella risalita verso nord, ma un paio valgono da soli il lungo volo downunder. Byron Bay, punta più orientale del continente Australia ed ex capitale della Beat Generation,è una. La cittadina ospita ancora oggi una comune che richiama frotte di nostalgici figli dei fiori, o di nuovi adepti. Byron Bay è una esplosione primordiale di mare e natura 800 chilometri a nord di Sydney.
Ottimo spot per il surf, è anche luogo ottimale in cui avvistare le balene transitare in settembre o aprile appena al largo da un promontorio verdissimo, sulla cui sommità il grande faro bianco si erge alla stessa maniera di un bastone di zucchero candito.
A poche ore d’autobus da Brisbane, a Harvey Bay, si trova la porta di accesso alla seconda meta top di un viaggio in Australia, un luogo tra i più sorprendenti che avrete mai occasione di calpestare: Fraser Island, l’isola di sabbia più grande del mondo.
Un gioiello naturale in gran parte ricoperta da rain forest, oppure da giganteschi pini, eucalipti, acacie e sequoie attorno cui si attorcigliano piste di sabbia, uniche strade dell’isola insieme alla lunga spiaggia di oriente continuamente battuta e spianata da venti e maree, “highway” a scorrimento veloce solo nelle quattro o cinque ore a cavallo della marea più bassa.
La sensazione di volare a fianco di impalpabili nuvole bianche e spumosi cavalloni marini è sempre netta. Spettacolari molti dei circa 200 laghi di acqua dolce presenti sull’isola. Non esistono parole per descrivere il McKenzie Lake. Il Lake Wabby è invece un laghetto color smeraldo dentro cui si tuffa una alta duna sabbiosa. Risalendola, si arriva a una distesa di dune mobili che il vento ridisegna in continuazione.
Da apprezzare il Rainbow Gorge, un angolino di nudo e rovente deserto dove dune di diversi colori si stagliano sotto il cielo di un azzurro molto carico. Affascinante è anche e soprattutto la maniera in cui l’isola si visita: con un self drive safari autogestito, con pernottamenti in tenda e pasti cucinati su fuochi di legna nelle diverse aree attrezzate dell’isola.
Quanto è pericolosa l’Australia? Saperne di più….
Ve lo dico subito: non preoccupatevi della famigerata e selvaggia Australia. Il signor Dundee insegna male perché, statisticamente parlando, i veri pericoli non sono gli attacchi di squali, appena quattro morti negli ultimi dieci anni, né i morsi dei ragni, un morto quindici anni fa, o ancora i terrificanti coccodrilli la cui ultima vittima risale a diversi anni addietro. Di gran lunga maggiori le vittime causate dalle box jellyfish, le letali meduse a scatola, o dalle correnti letali di certi fiumi, ma fortunatamente solo nella stagione umida e solo se si è incoscienti.
Insomma, l’unico vero grosso pericolo da cui è necessario guardarsi bene una volta arrivati in Australia è il traffico. Attraversare e guidare nelle strade dove la circolazione avviene al contrario rispetto al tutto il resto del mondo causa mediamente oltre 4000 incidenti e una quindicina di morti ogni anno tra gli incauti turisti. Uomo avvisato…