Racconto di una domenicale gita fuori porta ben riuscita, a Ortanella, pochi minuti d’auto dal Lago di Como, Italia.
Stavamo un po’ mugugnando. Frustrati da giorni di tempo inclemente, ci eravamo lasciati alle spalle la Romagna per tuffarci nel calore di amicizie consolidate durante l’estate, e dopo Parma avevamo anche rivisto il sole. Gli auspici erano quindi buoni, ma dal non indifferente punto di vista gastronomico la trasferta di Lecco si stava risolvendo nella “solita pizza napoletana”. Con tutto il rispetto parlando, quell’affare non aveva nulla a che vedere con la napoletanità, e per dirla tutta nemmeno con l’ospitalità e fantasia tutta romagnola in fatto di cibo.
“Domani tutti da me a Ortanella! Preparo io!” è stato il salvagente lanciato in extremis da un nuovo amico seduto a capotavola, Chicco. Forse aveva captato qualche borbottio, chi lo sa, ma noi romagnoli siamo stati ben lesti ad accogliere l’invito con sorrisi abbaglianti. Mica per niente siamo cresciuti a sfoglie e piadine fatte in casa. Inoltre, sappiamo ben valutare le qualità culinarie anche dalla stazza e dal colorito di chi si propone…
Miracolo dei miracoli, al mattino ci svegliamo sotto un sole bello caldo. Nemmeno l’avessi sognato in un momento di sfrenato ottimismo mi sarei azzardato a pensare ad un tempo simile: l’aria è limpida e la giornata pare di inizio giugno, non certo di metà ottobre. Si parte. Il tragitto da Lecco verso Bellano è una languida serpentina sopra le acque del lago, ora cobalto e ora scintillanti di sole. A Bellano si gira a destra e la strada subito s’impenna. Si sale per Ortanella, dunque. Chissà dove sarà?
Lo scopriremo presto. La salita è ripida e non del tutto agevole, ma va di pari passo coi luoghi che sfilano fuori dal finestrino.
Da Bellano non abbiamo quasi incontrato auto, né case: abeti, larici, platani e castagni la fanno da padroni. In alcuni punti la strada è davvero stretta, tanto da fantasticare di affrontarla in mountain bike. Prima o poi lo farò. La fame comincia a farsi sentire e Levico Lario sembra non arrivare mai, ma è solo una impressione. Poco dopo, dietro l’ennesima curva appare un’esplosione di case nel mezzo di una piccola valle soleggiata. Al centro del paese troviamo sulla destra la strada sterrata per Ortanella. È più stretta della precedente, ma è più piacevole andare su un tappeto di foglie e sassi che non sull’asfalto. Alcune auto, aliene macchie di colore nelle abetaie in ombra, sono parcheggiate un po’ dove capita.
“Gente a spasso per funghi e castagne” non faccio in tempo a pensare che compare un gruppo compatto, i sacchetti di plastica colmi di raccolto, e subito dopo infiliamo un gruppo di piccole baite in sasso e tronchi d’albero nel mezzo di un alpeggio: Ortanella.
Si spengono i motori e il silenzio si fa assoluto. Sarà la spartanità, sarà lo sguardo che può spingersi verso nord e oltre la malga fino a Levico Lario, o a ovest fino alla grande vallata intuibile ma invisibile del lago. Sarà il sole che accende tutti colori e gli odori del bosco. Sarà anche che il verde è tanto intenso che pare finto, ma io mi aspetto da un momento all’altro di vedere spuntare Heidi con le sue candide caprette animate.
Lo scorcio è davvero suggestivo e tenero come una carezza, ma Chicco ci reclama tutti a tavola. Mi pare giusto: lui e la moglie hanno lavorato tutta la mattina ai fornelli, e si vede.
Finalmente una tavolata come si deve, in perfetta sintonia con luoghi e tradizioni: arrosto, griglia, cotechino, affettato, gorgonzola, verdure stufate e un intero paiolo di fumante polenta gialla con puntini neri che troneggia nel mezzo, a raffreddare. Tutti ci tuffiamo sul cibo senza alcun ritegno o vergogna. La cintura dei pantaloni comincia a inviare segnali di allarme. La allargo un po’ e resisto fino alla fine.
Poi si va a spasso, a smaltire l’eccesso di cibo e di vino. Lo scorcio incantato delle baite subisce un duro colpo non appena usciamo dall’altro lato del piccolo agglomerato alpino. Cosa ci fanno qui un agriturismo e un albergo? La prendiamo con filosofia e qualcuno propone una sosta caffè più “grappa di mirtilli che più buona non ce n’è”. Chicco naturalmente. Passo la mano e mi godo il sole caldo per una mezz’ora. Il primo vero movimento della giornata lo facciamo attorno a un bel castagno. La sensazione è sempre quella di vedere sbucare Heidi da un momento all’altro, così raccolgo poco e fantastico molto. Dal castagno si va oltre l’albergo, e non facciamo in tempo a lasciarcelo alle spalle che la strada finisce e iniziano i sentieri per il trekking.
La Via del Viandante ispira. Si prosegue alla faccia dell’abbigliamento non propriamente adatto. Più tardi, dal nulla spunterà anche una palla e si giocherà a calcio su tacchi e gonne, ma questa è un’altra storia. Viandanti improvvisati, godiamo di panorami mozzafiato. I due rami del lago di Como si uniscono esattamente di fronte a noi, e Bellagio appare come un insieme di canditi immersi nel verde e nel cobalto. Seguiamo il sentiero attraverso ampi spiazzi erbosi di un verde che più verde non si può finché non torniamo indietro.
Raggiungiamo così il gioiello dell’improvvisata escursione: la chiesa romanica del XIII secolo, riedificata secondo il modello originale. Pietre candide in mezzo al prato verde inondato di sole e di suggestiva ombra mediterranea con lo sfondo del lago, l’apparizione è una vera sorpresa. Immagino di essere ovunque in Irlanda, in Scozia o nel Galles, non certo a 40 minuti d’auto da Lecco.
Le foto fatte con l’automatica non sono venute tanto bene, ma vi assicuro che non sono tante le volte che sono rimasto senza parole come è successo a Ortanella. Certo l’assenza prolungata del sole, l’ottima compagnia e cibo, e mettiamoci pure l’aria frizzante e la testa leggera per la camminata, ma diamo lo stesso a Ortanella quel che è di Ortanella. Meravigliosa. Provare per credere.
Volete forse mettere con il passeggiare per la “solita” Lecco?
Come raggiungere Ortanella:
Quaranta minuti di auto da Lecco. Prima si sale in direzione Sondrio sulla vecchia statale lungolago per 15 minuti, poi da Bellano si prosegue a destra per Esimo Lario, bene indicata. Nel centro del piccolo paese si gira di nuovo a destra. Una strada semi-forestale, ma agevole per ogni auto, porta a Ortanella.