Visitare Lisbona, tra passato e presente

Portogallo. Lisbona tra passato e presente

Visitare Lisbona significa scoprire giorno dopo giorno le diverse anime di ogni suo quartiere…

L’organizzazione di un viaggio fai-da-te a Lisbona, intesa come acquisto del volo aereo e dell’hotel, è ormai molto semplice. Più difficile è crearsi da soli una visita completa e istruttiva, senza limitarsi ad appagare una conquista geografica o le curiosità enogastronomiche.

Gli acquisti li facciamo tre mesi esatti prima del periodo scelto. Per tutto il resto, tante letture e qualche appunto preso qua e là sul web, anche le Informazioni Lisbona di Viaggiatorionline, ma senza esagerare. Per noi è fondamentale avere programmi liberi, da decidere quasi ora dopo ora, camminando per le strade e tra gli abitanti della città. È una sensazione troppo bella per rinunciarvi.

Atterrati al Portela, a circa 7 km dal centro di Lisbona, optiamo per l’Aerobus (partenze ogni 20/30 minuti dalle 7 alle 23), il cui biglietto acquistato direttamente a bordo varrà per le successive 24 ore su tutti i mezzi pubblici, compresi Elevador e tram storici.

Rimane il tempo per un salto in Praça do Comércio, sul far della sera animatissima da stand, musica e gente. La piazza, delimitata da grandi palazzi governativi color limone, si apre a ferro di cavallo sul fiume Tago, che forma una ampia baia. Serata fresca, come c’era da aspettarsi visto che l’Oceano Atlantico è appena dietro l’angolo. C’è modo di rilassarsi con un aperitivo, e persino il tempo di prendere il vicino Elevador di Santa Justa dal momento che c’è pochissima coda. La vista da lassù sulla città illuminata è spettacolare…

Iniziamo la visita di Lisbona col Chiado, il quartiere bohemienne, un ammasso di vicoli con una discreta pendenza, tanti localini e altrettanti bei panorami su Graça, Alfama e Castello di São Jorge.

Praça das Flores è il fulcro del quartiere, poi si cammina senza una meta precisa, in cerca di nuovi panorami, seguendo ora l’odore del cibo – il baccalà cucinato in tutte le maniere – ora le note dell’onnipresente Fado. Incrociamo il tram 28, sferragliante pezzo d’epoca che ancora sale e scende le colline della capitale e a bordo scopriamo che la somiglianza di Lisbona con San Francisco non si limita al lungo ponte Ponte 25 de Abril che ne attraversa l’ampia baia. Scendiamo al Rossio, grande piazza affollata di pattinatori e famiglie del posto, e di qui saliamo a piedi al Miradouro de S. Pedro de Alcantara per il nostro tramonto quotidiano. Siamo a Lisbona da poco più di 24 ore, ma ci sembra di viverci da sempre.

I giorni si susseguono simili: vicoli in salita o discesa, colori, odori e panoramiche sempre diverse della città… Cerchiamo di cogliere l’anima di ogni quartiere, quella ereditata dal passato coloniale oppure quella influenzata da una dittatura morta da tanto tempo ma ancora presente in vie, piazze, persone.

Tutto appare un po’ retrò, come perennemente sospeso tra vecchio e moderno tanto che è netta l’impressione di essere immersi in un teatro di strada permanente, animato non solo dagli artisti ma anche dalle stesse persone, il tutto risaltato da affascinanti giochi di luci ed ombre accelerati dalla forte brezza oceanica.

Di tutte le attrazioni, l’unica davvero imperdibile è il Mosteirodos Jerónimos, nel quartiere di Belém, fatto costruire dal re Manuel I in pietra bianca nello stile caratteristico che richiama il gotico e che prenderà il nome di manuelino. Sono bellissimi questo chiostro e questa chiesa molto elaborati, con archi e sculture allegoriche, figure di animali e vegetali, e impreziositi dagli azulejos.

Una volta fuori, facciamo una tappa molto turistica (alla gola non si comanda!) per l’assaggio dei locali Pastéis di Bélem spolverate con la cannella all’Antiga Confeitaria de Belém, anche questo splendidamente decorato da azulejos.

Apriamo una parentesi sul cibo. A Lisbona si mangia molto bene, dal bacalhau alla sopa, e non serve dare indirizzi. Basta girare un po’ a caso, evitare i locali con i butta-dentro o che espongono menù in più lingue, e non avere paura di ordinare ciò che non si capisce/conosce perché la multi etnicità ha portato ad una gastronomia assai varia, spesso eccellente. Fate solo attenzione all’antipasto, che servono anche senza ordinarlo: è solitamente sfizioso ed anche abbondante, ma se lo si consuma poi lo si paga. E’ normale rifiutarlo, se non altro per non guastarsi l’appetito.

Prima di ripartire, ci rechiamo nel vicino Coparica, un caratteristico paesino di pescatori, di vicoli in terra battuta e case bianche, per un po’ di relax lontani dalla frenesia della capitale. In un ristorantino alla buona, con tutto il contorno di colore locale, davanti ad una profonda e spiaggia bianca, l’immensa distesa oceanica sulla sinistra, con un bicchiere di vino tinto di troppo iniziamo a salpare verso il prossimo viaggio…

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