Viaggiare…

Viaggiare Finlandia. Lapponia on ice

In Lapponia una perfetta macchina turistica ha ricreato un Grande Nord virtuale, facilmente accessibile grazie a frequenti voli aerei, con fascino e avventure a volontà, ma senza i pericoli e i disagi sofferti dai primi esploratori. Evitando safari artici in slitta o motoslitta, mini-crociere in rompighiaccio, attrattive quali hotel, sculture e palazzi di acqua gelata, o visite al villaggio di Babbo Natale, che pure si possono fare e vedere assecondando i propri gusti, un’indimenticabile vacanza la si può realizzare solo vivendo in maniera tradizionale il mökki.

Ideali per gli amanti della natura, usati da tutti i finlandesi per le loro vacanze, i tipici chalet finlandesi di legno garantiscono qualità e comodità anche nelle località più sperdute. Ce ne sono ovunque in abbondanza e in posizioni affascinanti, specie se un po’ defilati o isolati, magari al limitare di una foresta in gran parte ancora vergine, o sul lago, o su un fiume, tutti facilmente prenotabili on line.

Scene quotidiane

Il nostro viaggio inizia dalla foce del fiume Tornio, su cui sorge l’omonima città, la più antica della Scandinavia del Nord, conosciuta già nel 1621 come punto d’incontro di merci e mercanti del Nord, della Russia, del lontano Oriente e del Mediterraneo. Dopo un’ultima passeggiata sul Golfo di Bothnia, mare ghiacciato perché riceve molte acque dolci dai fiumi, risaliamo il corso del Tornio lungo la statale E8 ben più comodi di Giuseppe Acerbi, che nel 1799 fu il primo straniero a passare da queste parti che abbia lasciato una descrizione del suo viaggio. La strada è ghiacciata, ma messa molto bene e bella. Profili e contorni sono morbidamente accarezzati dalla luce riflessa, più o meno intensa, del sole, che durante i mesi di dicembre e gennaio, periodo di notte polare detto kaamos, non sorge mai rimanendosene costantemente sotto l’orizzonte.

Villaggi e sobborghi residenziali con case di legno di betulla, bambini che giocano a hockey sulle strade interne e motoslitte parcheggiate a fianco delle auto, le batterie sempre collegate alle colonnine elettriche per impedire al freddo di scaricarle, si alternano a tratti di fitta foresta. A Kolari lasciamo la statale e il fiume ghiacciato, diretti al centro geografico della Lapponia Finlandese. Il benvenuto ufficiale ce lo dà una slitta coperta da pelli di renna trainata da husky. La comparsa sul lato della strada dell’icona dell’avventura artica segnala più che bene il cambio di mondo a circa 150 chilometri e 3 ore abbondanti di autobus a nord est di Tornio.

Vita da mökki

Una settimana passa in fretta tra le emozioni della pesca a venti gradi sottozero, facendo un buco nel ghiaccio spesso, detta kick-sledge, oppure “ciaspolando”, esplorando in lungo e in largo il bosco intorno al mökki con le racchette da neve ai piedi, alla scoperta di splendidi angoli dal manto nevoso ancora intatto. Nei rifugi, che qui si chiamano autiotupa, capanne chiuse di legno oppure semplici tettoie riparate su tre lati, con legna, acqua e spartani servizi, si possono cucinare sul fuoco – infilati in spiedi o nel coltello universale – wurstel o pezzi di renna, pasti che la suggestione dei luoghi rende ancora più saporiti. Ci si può sbizzarrire in qualsiasi direzione e condizione, meglio se dopo una breve lezione teorica con una guida locale: anche cartina e bussola alla mano è facile perdersi. Le stesse escursioni si possono effettuare con gli sci da fondo, per i quali esistono anche meravigliosi percorsi da villaggio a villaggio, continuamente tracciati e battuti.

La sera è d’obbligo una passeggiata in paese per rendersi conto della tranquillità del luogo. Le chiavi di casa si lasciano sulla porta, per l’agenzia che effettua le pulizie, ma ogni preoccupazione svanisce nel vedere che niente, nemmeno auto e motoslitte, è chiuso a chiave. Per le strade, la gente ti saluta e ti sorride come se ti conoscessero da sempre, e lo stesso succede nel partecipare al rito della sauna finlandese. Non c’è modo migliore, per inserirsi in società, che frequentarne una pubblica, come fanno tutti, bambini e anziani, almeno un paio di volte alla settimana, solitamente nel tardo pomeriggio. La sauna è una vera occasione di svago e d’incontro.

La sauna finlandese

Sauna è una parola originale dall’etimologia poco chiara. Sembra significasse “dimora invernale” perché, in origine, identificava pozzi scavati orizzontalmente in un pendio, riscaldati gettando acqua sulle pietre roventi per ricavare una sensazione di maggiore calore, usati solo d’inverno. La sauna si è poi evoluta, rimanendo però la parte centrale d’ogni abitazione. Prescritta per ogni malattia, sede d’esercizi magici, usata per partorire e per le prime settimane di vita del bambino e per preparare i defunti al loro ultimo viaggio, la sauna faceva parte della vita finnica dalla culla alla tomba. Per questo è profondamente radicata nella way of life della nazione come il pane di segale, le renne, il pesce affumicato, e inserita “di serie” in ogni abitazione, mentre si stanno studiando soluzioni anche per i treni.

Un paio di cicli di caldo (10-15 minuti a 90-100°C) e freddo (una doccia o una nuotata, oppure un tuffo tra i ghiacci o una rotolata sulla neve, alla maniera locale), più tutta la preparazione e l’obbligato relax richiedono un’ora e mezza di tempo. Dopo ci si sente in pace col mondo intero, naturalmente se non si soffre di problemi cardiaci… Consigliata la “sbattitura” con ramoscelli giovani di betulla, aromaticamente superiore a tutti gli altri alberi. “Un bagno di sauna senza una betulla che sbatte è come alimento senza sale” dice un proverbio locale.

Gente della palude

I veri e unici indigeni del luogo sono però i Sami, qui risaliti dalle steppe dell’Ural 10 mila anni fa, subito dopo l’ultima glaciazione. Chiamarli “lapponi” è poco rispettoso, un po’ come dare dei “siciliani” ai milanesi, o viceversa, perché Lapponia è solo il nome di una regione della Svezia del nord, dove effettivamente vivono anche i sami. Un nativo chiama sé stesso sapmelas e la sua gente Samit o Sami, ovvero “gente della palude”. Essi hanno infatti una propria lingua, seppure con decine di sfumature dialettali, ed anche una bandiera e una radio.

Un tempo nomadi e liberi di andare ovunque al seguito delle mandrie di renne, i Sami incontrano anche nella civile ed emancipata Finlandia enormi difficoltà perché le foreste sono continuamente abbattute per farne carta e materiali da costruzione modificando rapidamente intere aree di habitat altrimenti immutati da sempre. Si nota subito: accanto a foreste vergini, aspre, disordinate, dove vecchi alberi ormai ritorti, curvandosi, sembrano proteggere quelli giovani nella loro crescita verso l’alto, dove ceppi e rami ormai morti creano fantasmagoriche figure sotto la neve, feriscono l’anima le estese aree con alberi alti pochi spanne o già adulti, tutti perfettamente uguali e diritti. Se ne ricava l’idea di un ambiente asettico…

La tundra artica

Si può organizzare un incontro ravvicinato coi Sami in un Reindeer farm, allevamento delle renne, esibizioni solitamente un po’ artefatte, oppure si può salire fino a Inari, ultima città, se così si può chiamare, della Lapponia, un posto di frontiera di poche case oltre le quali si stende a perdita d’occhio la piana artica punteggiata di tunturi, tipiche colline dalle cime arrotondate, spoglie di alberi.

Il museo Siida racconta con esposizioni ed esibizioni di nativi, vestiti di pelli di renna dalle punte ricurve delle scarpe fino al copricapo, molto simile a quello dei giullari medioevali per gli uomini e una cuffia di stoffa decorata sulla fronte e sui bordi per le donne, tutto il magico mondo dei Sami. Essi hanno sempre tratto dall’ambiente tutto il necessario per sopravvivere, ma dal 1500 la loro vita è indissolubilmente legata all’allevamento della renna, da cui ricavavano latte, pelli, carne e ossa con cui cibarsi, coprirsi e realizzare molti manufatti. Secondo loro la natura non deve essere disturbata o distrutta senza motivo, filosofia che li avvicina ad antichissimi popoli come gli Aborigeni Australiani o gli Indiani d’America. Apprendere una cultura che si tramanda oralmente da migliaia d’anni con yoik, canti gutturali e ritmici, danze sacre e racconti di streghe, giganti e spiriti della terra che ancora oggi scaldano il cuore dei Sami durante il skabma, il lungo inverno artico, è la parte più interessante della visita al museo.

Spiriti o Aurore Boreali?

Deve essere stata la regolare visione di fenomeni come l’aurora boreale ad aver dato luogo alla nascita di tutti i miti sami. Nella notte, precoce alla fine del crepuscolo diurno, restiamo a guardare un po’ trasognati splendenti luci cangianti che drappeggiano il cielo con ampie onde sinuose. Mancano solo le note de “L’apprendista stregone”, e un Mickey Mouse in versione direttore d’orchestra a rendere idilliaco il quadro.

E pazienza se la ragione assicura che sono stati gli intensi campi magnetici del Sole, liberando circa 24 ore prima enormi energie le cui particelle materiali, dopo avere viaggiato nel cosmo a velocità molto inferiori a quelle della luce, si sono massicciamente scontrate con l’atmosfera esattamente dove il campo magnetico è più forte, il Polo Nord, ionizzandosi, a produrre questo po’ po’ di spettacolo. In quel momento ci sentiamo molto vicini ai sami e anche noi vediamo danzare e giocare gli spiriti dei morti, come già li avevamo visti osservando per ore la bufera di neve fluttuare, ricreando figure, attorno ad un banale lampione stradale.

Ma anche se non avrai la fortuna di assistere dal vivo al fenomeno delle aurore boreali che dipende da molte variabili (periodo, cielo perfettamente terso, temperature molto fredde…) ogni serena notte lappone dona grandi suggestioni con i paesaggi delineati dal pallido velo di luce riflesso dalle stelle, o dalla luna, dominato dalle variegate sfumature blu del cielo esplosivo d’astri su un mondo “soffice”, dolce e delicato, cui il freddo dona la maestosa purezza di un diamante.

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